31° ANNIVERSARIO: La mafia comanda (ancora) a Catania?

Catania, 5 Gennaio 2015 – Centro Culturale Zō

La mafia comanda (ancora) a Catania?

È l’interrogativo proposto dalla Fondazione Fava per il dibattito di quest’anno. Al Centro Culturale Zō, coordinati da Antonio Condorelli, hanno espresso il proprio punto di vista Rosi Bindi, Lirio Abbate, Claudio Fava e Sebastiano Ardita.

Un titolo provocatorio, naturalmente.

Certo il controllo della mafia sulla città non è oggi quello degli anni ottanta del secolo passato, tuttavia a Catania la mafia ha avuto una capacità di resistenza che in altre città non c’è stata. Se si vuole declinare la mappa del potere criminale, oggi a Palermo non si nominano più Inzerillo, Bontade, Badalamenti, Greco o Salvo. A Catania si deve sempre parlare di Santapaola e Ercolano, esattamente come trent’anni fa. E ciò accade perché, oltre alle famiglie, persistono anche le innominabili protezioni che in tutto questo tempo ne hanno garantito la sopravvivenza, non soltanto criminale ma anche affaristica e imprenditoriale.

150105 Dibattito

Eppure, oggi qualcosa sembra essere venuto meno. Col nuovo corso che s’è avviato in procura, il mosaico dell’impunità ha cominciato a perdere pezzi, la mafia ha cominciato a comandare assai meno. Un risultato importante che però arriva in ritardo rispetto a quanto accaduto in altre città. E di ciò Catania deve averne consapevolezza. Nel corso del dibattito, Lirio Abbate ha ribadito la necessità di consapevolezza e di non abbassare mai la guardia. La domanda andrebbe fatta agli investigatori e soprattutto ai cittadini catanesi. Da quanto si legge negli atti giudiziari c’è ancora una mafia invadente che pervade l’economia locale, l’imprenditoria, e inquina la poca economia legale che c’è: il problema è identificarla, fotografarla.

150105 Platea Zo

La mafia non ha vinto, ma c’è ancora, e soprattutto cambia pelle. È questa la consapevolezza che i cittadini onesti devono acquisire.          La mafia fa affari e crea connivenza con il mondo imprenditoriale, e spesso riesce a condizionare l’economia di tutto il Paese. I recenti fatti romani lo dimostrano. E gli interventi che si sono susseguiti hanno sottolineato come il metodo di pervasione mafiosa rilevato nella capitale non è poi così diverso da quello introdotto negli anni ottanta dalle famiglie catanesi.

L’emergenza mafia continua, anche se spara meno. Per combatterla occorre rafforzare eticamente la pubblica amministrazione e la politica, stimolare il funzionamento dell’economia legale, combattere e perseguire i reati spia come la corruzione, che oggi è l’arma principale della mafia. In una parola, contrastare la lobby affaristico-mafiosa che Giuseppe Fava ha denunciato fino all’ultimo giorno della sua vita.

Ed è compito di tutti, della politica che deve rifondare sé stessa, delle istituzioni e soprattutto dei cittadini che devono vigilare e denunciare. Ogni omissione in tal senso carica la coscienza di ognuno di noi di tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il nostro stesso fallimento! Come scriveva Giuseppe Fava sul Giornale del Sud domenica 11 ottobre del 1981.

La condivisione è stata alta, e ripresa da tutti i quotidiani del 6 gennaio. Non è mancato chi ha preso le distanze dall’impostazione critica del dibattito, evocando fantasmi improbabili, commentando virgolettati decontestualizzati, imbastendoci sopra farneticanti storie prive di ogni fondamento e credibilità. Costoro meriterebbero una strigliatina, ma …

«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.»

 

150105 Premio a LA

A fine serata, Elena Fava ha consegnato a Lirio Abbate il Premio Giuseppe Fava 2015, Nient’altro che la verità: scritture e immagini contro le mafie.

 

Tags: No tags

Comments are closed.