Nel paese di Pippo Fava NO! … …

Sono solo voci.

Eppure tutto Palazzolo Acreide lo sa. Il 28 dicembre un giovane cantante catanese, Vincenzo Pandetta, meglio conosciuto come Niko, avrebbe dovuto allietare la serata della cittadina iblea.

Un neomelodico. Musica pseudo-partenopea, insomma, ma i gusti sono gusti e se neomelodico piace, neomelodico sia. Se non fosse che non si tratta di un neomelodico qualunque. Né di un paesino qualunque. Il giovane “artista” è infatti il nipote di Turi Cappello, boss dell’omonimo clan, detenuto in regime di 41 bis dal 1995.

E si dà il caso che il paesino sia lo stesso che ha dato i natali a Giuseppe Fava, giornalista e intellettuale ucciso da Cosa Nostra il 5 gennaio del 1984.

Niko Pandetta non è poi solo una vittima degli ingrati legami di parentela che il destino a volte riserva. Basta ascoltare (chi se la sente…) i suoi testi, dedicati allo zio “eroe”, a tutto il bene che continua a fargli (leggasi, nonostante il 41 bis), e all’ “ingiustizia” del regime carcerario a cui lo Stato lo ha confinato. Oppure basta dare uno sguardo in rete ai suoi tatuaggi. Una lacrima sul viso per non dimenticare le iniziali del beneamato, o la scritta sul bicipite “rispetto alla legge dell’onore”.

La reazione dei giovani palazzolesi è stata immediata, forte, forse inaspettata.

“Un personaggio del genere non può e non deve entrare nel paese di Pippo Fava! È vergognoso!”

Per giorni le piazze e le assemblee di classe sono state animate da discussioni accese e sentite. Discussioni trasversali, che hanno visto affiancati gli studenti dei licei ai colleghi del sottovalutato Istituto Alberghiero.

Ma sono solo voci. Voci di ragazzi incazzati, a chi importano?

Eppure la serata è stata annullata. Svanita, scomparsa. Gli imprenditori di Valentino Catering, che avevano ingaggiato il pupillo dei Cappello senza avere probabilmente idea di chi realmente fosse, hanno cancellato l’evento non appena raggiunti da quelle voci.

Qualcuno, a Palazzolo, si chiede ancora perché. Qualcuno gioisce. E qualcun altro, chissà e da chissà dove, guarda gongolando i suoi giovani compaesani.

Natya Migliori

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