Gli Invulnerabili

Gli invulnerabili

da “I Siciliani”, novembre 1983

Anteprima dell’«Ultima violenza», nella sala ci sono tutti i rappresentanti del potere nel territorio, i buoni e i cattivi, i giusti e gli iniqui, i galantuomini e i mascalzoni.
Sulla scena per tre ore sfilano i personaggi equivalenti. Che abbiano autentico vigore drammatico e bellezza teatrale, non ha qui importanza. Sfilano!
Al termine delle tre ore Turi Ferro, splendido avvocato Bellocampo, ha un ultimo guizzo drammatico, sulle sue parole spara la musica del Dies Irae, il pavimento del teatro sembra incendiarsi di bagliori, si alza lentamente e su questo declivio rotola il cadavere insanguinato del terrorista Sanfelice, ucciso pochi attimi avanti, prima che potesse rivelare il nome dei grandi assassini mafiosi.
E’ come se il teatro, compiuta la sua rappresentazione, gettasse quel corpo incontro al pubblico, quasi per restuirglielo; infatti quel pavimento è di metallo, una specie di immenso specchio nel quale gli spettatori della sala vedono se stessi plaudenti.
Ovazione finale, gli attori vengono avanti per ringraziare;
viene avanti il cavaliere del lavoro Lamante, che ha saccheggiato la società e alla cui ricchezza sono state sacrificate centinaia di vite umane, clap-clap, applausi vigorosi, applaude contegnoso anche l’autentico cavaliere del lavoro che sta in sala.
Ecco l’imprenditore Marullo, inteso Palummo ‘e notte , imprenditore che monopolizza tutti gli appalti della regione, e per tale monopolio ha fatto eliminare i concorrenti a raffiche di mitra, clap-clap, applausi anche dall’imprenditore d’assalto che sta in sala e guardando la sua immagine nello specchio sembra quasi divertito.
Bravo, bene! Cla-clap-clap, viene avanti il senatore Calaciura, tre volte parlamentare, ex ministro, sfiorato da una candidatura al Quirinale, sommo manipolatore di alleanze, complicità, miliardi di pubblico denaro e qualche assassinio, e in sala applaudono tutti, galantuomini e ribaldi. Complimenti, bis!
Eccolo: quell’attore che si presenta con un inchino è il Procuratore Generale della corte di giustizia, gli hanno dato una legge e lui l’ha applicata, senza mai pensare per un attimo che potesse costituire un’infamia. Uragano di applausi. Bravissimo!
I magistrati presenti applaudono.
Il clima morale della società è questo. Il potere si è isolato da tutto, si è collocato in una dimensione nella quale tutto quello che accade fuori, nella nazione reale, non lo tocca più e nemmeno lo offende, né accuse, né denunce, dolori, disperazioni, rivolte. Egli sta là, giornali, spettacoli, cinema, requisitorie passano senza far male: politici, cavalieri, imprenditori, giudici applaudono. I giusti e gli iniqui.
Tutto sommato questi ultimi sono probabilmente convinti d’essere oramai invulnerabili.1414

A che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare