Un processo per delitti e fatti di mafia è la struttura portante de “La Violenza”. Il lavoro si articola secondo gli schemi del teatro documento, nel senso che il riferimento al fatto processuale è puntuale e rigoroso. I personaggi sono gli stessi che ritroviamo ancora oggi nelle cronache giudiziarie dei grandi e piccoli processi di mafia: imputati, vittime, testimoni reticenti.
L’autore stesso, se da un lato rivendica la scrupolosa documentazione della pièce […la definizione di tali personaggi è scaturita dallo studio di migliaia di pagine di decine di processi, verbali, interrogatori, i delitti, le vergogne, le falsità, le confessioni, la ferocia di centinaia di essere umani in mezzo ai quali isolare i protagonisti della vicenda…] precisa perentoriamente che LA VIOLENZA non è un processo di mafia.
La mafia è solo un pretesto teatrale, una macchina di scena per raccontare la tragedia delle creature umane nel nostro tempo: la violenza ovunque nel mondo, in tutte le sue forme: la sopraffazione, l’odio, l’ignoranza, la paura, il dolore, la corruzione”.