La ricorrenza del 5 Gennaio, quest’anno è stata caratterizzata dalla sobrietà degli eventi organizzati. Una precisa volontà della famiglia e della Fondazione Fava.
Abbiamo voluto, ha detto Elena Fava, che fosse un momento di riflessione da parte di tutti coloro che si sentono vicini al messaggio e all’impegno civile di Giuseppe Fava. Un momento di riflessione per chi da ventotto anni si da appuntamento in quest’angolo di città tra i più eterogenei, un momento di riflessione per i più giovani che non hanno conosciuto Fava, perché sia anche una loro memoria.
Giorno 4, presso la sede di Città Insieme s’è inaugurata una mostra fotografica curata da Giovanni Caruso dedicata al “Giornale del Sud”, che racconta importanti momenti di vita quotidiana della redazione. È una bella iniziativa, che recupera la memoria di un’esperienza giornalistica che Catania ha voluto troppo presto dimenticare. Il primo giornale in questa città che parla apertamente di mafia e dei suoi intrecci con politica, imprenditoria e magistratura.
Giorno 5, durante il consueto omaggio floreale alla lapide, una
graditissima presenza, il Procuratore Dott. Giovanni Salvi. La prima volta che la magistratura catanese rende omaggio a Giuseppe Fava. Ad Elena, che sotto la lapide lo ringraziava delle presenza, il procuratore ha risposto che riteneva la partecipazione suo preciso dovere. Non era mai accaduto; è un buon inizio; speriamo, aggiunge Elena Fava, che confortati da questa presenza i catanesi ritrovino il coraggio e l’orgoglio della partecipazione e dell’indignazione allo scempio che continua ad essere fatto in questa città.
E per aiutare la riflessione, la Fondazione ha proposto per il consueto incontro al Centro Zõ, la proiezione di un film pressoché inedito, Giuseppe Fava, Siciliano come me, di Vittorio Sindoni.
Nel 1976 RaiTre commissionò a Fava e Sindoni un’inchiesta televisiva seguendo la traccia di Processo alla Sicilia, pubblicato dieci anni prima. Fava e Sindoni girarono sei interessanti puntate che non andarono mai in onda. Soltanto l’ultima, da Villalba a Palermo, fu trasmessa una o due volte subito dopo l’assassinio, poi il nulla.
Dopo la morte di Fava, Vittorio Sindoni ricavò il film dai contenuti di tutte le puntate, e lo presentò fuori concorso al festival di Taormina nel luglio del 1984. Un omaggio all’amico ucciso.
Pochissimi dei presenti al Centro Zõ avevano visto il film; molti ne sconoscevano l’esistenza. Un altro modo di manifestarsi della poliedrica mente di Fava, in cui le denunce giornalistiche sono presentate in forma di interviste, commenti, e ricostruzioni teatrali degli eventi, con la partecipazione degli attori del Teatro Stabile di Catania, sapientemente guidati da Vittorio Sindoni. Il tutto intervallato da immagini di elevata poesia che raccontano le precarie condizioni di vita di una Sicilia volutamente tenta nel più assoluto degrado. Un omaggio a Fava, ma anche un omaggio, ha sottolineato Elena Fava nel presentare il film, a Mariella Lo Giudice, che è sempre nei nostri cuori ed è stata una delle principali interpreti femminili del teatro di Fava e che il filmato ci presenta giovanissima ma già bravissima.
Alla fine della proiezione la commozione è palpabile, e nessuno ha voluto turbarla con ulteriori commenti. Solo con un lungo applauso. È un filmato meraviglioso, che va restaurato perché non si perda; non lo avevo mai visto e non ne avevo notizia; ha detto uno dei più stretti collaboratori di Fava ai Giornale del Sud e ai Siciliani. Fava ha inventato il docu-fiction già nel 1976!