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Centomila al Circo Massimo

Giovedì 21 marzo 2024, tra le vestigia romane del Circo Massimo, centomila persone hanno ascoltato i nomi, oltre mille, delle vittime innocenti delle mafie. Un nome, un minuto di assordante silenzio dedicato ad ogni ricordo.

Luigi Ciotti, nel suo intervento, ha ricordato il sacrificio di Don Peppe Diana del quale ricorrono i 30 anni dalla morte. Sulla sua tomba la frase evengelica “dal seme che muore nasce una messe nuova di giustizia e di pace”. Nel suo fare memoria Don Ciotti ha anche ricordato l’uccisione in Somalia di Ilaria Alpi e Mirian Hrovatin, due giornalisti al servizio della verità, eliminati per le inchieste che stavano svolgendo sul traffico delle armi. Quell’orrendo mercato che la modifica della legge 185 del 1990 vorrebbe rendere più facile. “Non è certo questa – ha detto – una priorità del nostro paese. Si facciamo in fretta altre cose, non questa che favorisce i mercanti di morte. Tacere in questi casi diventa una colpa, parlare un dovere e una responsabilità civile”.

Sull’immigrazione le sue parole sono state dense di senso di responsabilità, verso il Paese, le nuove generazioni. Il gridare, proprio delle persone libere da ogni compromesso, alle nostre coscienze per invitarle a riflettere e ad approfondire. “I migranti sono la coscienza sporca di un occidente che si volta dall’altra parte, rinnegando i suoi valori”.

E ancora, “Le mafie sono sempre più moderne. L’intelligenza artificiale può trasformarsi in intelligenza criminale e i conflitti in corso possono favorire le alleanze tra mafie diverse. Le modifiche normative sulle forme di controllo per la lotta alla corruzione aprono un nuovo scenario dove si amplia la soglia che esiste tra legale e illegale dove le mafie riescono ad inserirsi […] occorre una presa di coscienza collettiva sulla peste mafiosa e corruttiva, altrimenti non riusciremo a sconfiggere l’illegalità […] Non basta togliere la mala erba in superficie, ma è necessario estirpare il male alla radice attraverso la cultura e l’istruzione. L’ultima mafia è sempre la penultima perché loro si sanno rigenerare. Dobbiamo farlo anche noi”.

È necessario che i cittadini tornino a votare. Si deve tornare ad investire in politica e a liberarsi dall’indifferenza, perché le mafie godono anche di un sostegno passivo che è dato dall’indifferenza. I neutrali e coloro che delegano ad altri le responsabilità favoriscono di fatto le mafie.

Una responsabilità personale alla quale nessuno può sottrarsi, ricordando Giuseppe Fava nella Lezione sulla mafia agli Studenti liceali (dicembre 1983) … “tutto quello che vi accadrà nella vita dipenderà da come voi sarete capaci di stare con la mafia o di lottare contro la mafia”…, e Martin Luter King: “Può darsi che non siate responsabili per quello che accade, ma lo sarete per quello che non farete da qui in avanti”.

In giornate come questa, dedicate alla memoria e all’impegno, è importante che ciascuno di noi sia coinvolto in prima persona, in questo aiutati da Piero Calamandrei …“Ci illudiamo di essere qui riuniti a celebrare i morti, le vittime della mafia, a compiere un rituale, pure necessario, e non ci rendiamo conto che sono Loro a convocarci a cadenza fissa, chiamandoci a rendere conto di quanto abbiamo fatto e facciamo per onorare la loro memoria”

E l’impegno non deve limitarsi al giorno celebrativo, ma deve essere quotidiano. Non ci sono alternative all’impegno personale; bisogna liberarci dalle ingiustizie e dalle disuguaglianze come ci indica la nostra costituzione; è il modo che la società civile e la politica hanno per sconfiggere le mafie e l’autonomia non può essere differenziata perché i diritti sono di tutti, dal lavoro, alla salute, all’istruzione, alla casa.

21 marzo, primo giorno di primavera, non è solo la giornata della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ma anche la giornata mondiale contro il razzismo, della poesia, della salvaguardia dei boschi.

Nel 2024 è anche la vigilia del ricordo di un fine marzo del 1944 che portò alla liberazione di Roma dal nazifascismo. Un film “Roma città aperta” ricorda quel momento.

E ancora oggi il nostro è un paese da liberare e, oggi come ieri, sono valide le parole finali del film: Non dobbiamo avere paura né oggi né domani, perché noi lottiamo per una cosa che non può non venire e vedremo un mondo migliore…

FGFnews e Pierluigi Ermini (Libera Informazione 22 marzo 2024)

 

 

Per la Fondazione Fava al Circo Massimo erano presenti Francesca e Claudia Andreozzi e Michele Ricci

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